ALIEN VS PREDATOR (2010): mostri importanti maneggiati con cura

C'è da premettere che io quest'ultimo Alien vs Predator l'ho giocato dopo Aliens: Colonial Marines, che magari non era la patacca totale descritta da alcuni ma di sicuro un FPS obsoleto e senza un ciufolo da dire. E mettiamoci pure che nei primi anni 201X, l'FPS come genere intero frenava brutto, esaurita la progressione tecnologica che fino a poco tempo prima sosteneva l'interesse, perché non c'erano più idee nuove e il game design generale, con pochissime eccezioni manco apprezzate, si era arenato in una formula sì consolidata, sì efficace, ma del tutto scontata e ripetitiva.

Dietro le quinte di questo gioco, c'era la stessa Rebellion del clamoroso Alien vs Predator del 1999 ma anche di flop quali Rogue Warrior o Miami Vice tra gli altri. Mi domando come abbia fatto a salvarsi dal fallimento.

Alien vs Predator (2010), invece, è un crescendo. Sono partito dal marine e, certo, dimentichiamoci l'ansia assurda provata 11 anni prima. Lo scanner di movimento lo conosciamo, è ancora destabilizzante, ma diciamo che nei panni dei soldati si vive uno sparatutto abbastanza convenzionale e privo di grossi sussulti, sebbene il carisma dei nemici sia capace di impreziosire le situazioni.

Sono l'alieno e il predatore cambiare marcia, anche perché, ormai possiamo dirlo, in passato il game design valorizzava soprattutto i marine. Adesso la situazione è capovolta, le possibilità in combattimento aumentate e ci si sente molto di più nel corpo di queste poderose creature. Lo strapotere fisico dell'alieno ci permette di schizzare alle spalle degli umani o attenderli nell'ombra, il predatore ha così tante alternative d'attacco che quasi sembra di fare un lavoro creativo. E forse anche con un pizzico di furbizia per risparmiare sulle locazioni, la storia dei tre protagonisti s'intreccia nello stesso scenario in momenti leggermente sfalsati, esaltando le opportunità che i luoghi visitati offrono creatura per creatura.

Qui sotto la mia videorecensione.



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